In questa giornata festiva di riflessione ho risfogliato la scorsa Domenica, allegato de Il Sole 24ore; ne evinco che ognuno vive esperienze personalissime con la dolcezza, quanto con la bellezza.
Andrea Camilleri, da scrittore, declina infatti il suo paragone con il gusto partendo da un testo, parlando delle interpretazioni dei libri che singolarmente fanno la storia.
Scrive che “un classico è come un dolce a più strati, ognuno si sceglie quello che il suo palato è in grado di gustare meglio”.
Mi viene in mente così, con facilità, l’immagine di una mano che impugnando un cucchiaino scava attentamente in una fetta di torta.
Servirebbe un museo della pasticceria!
Intanto al Fuorisalone (del mobile a Milano) ho trovato le opere di pasticceria finta e sculture in creta de Il Piccolo Laboratorio “Dolce inganno” di Bologna!
ad maiora
Bellissime parole e bellissimo negozio!
La pasticceria finta… che senso ha? Una bellissima pasta che poi se ci dai un morso ti rompi un dente invece di gustare un sapore. Immagino siano paste apprezzate da quelli che trombano con le bambole gonfiabili..
Come non essere in accordo con la proposta di Cristina sul museo della pasticceria. E’ idea da coltivare. Se ne può parlare. Puoi continuare a darci confetti come quello su Camilleri? Saluti.