Cioccolato ghiacciato…?!? No, la granita, una “invenzione” siciliana!
Oggi colazione con granita, pranzo con una granita, cena con la granita…si, è proprio così, va bene per ogni pasto della giornata. L’aria calda dell’estate e la freschezza della granita siciliana, sono una di quelle armoniose combinazioni dove la natura e l’uomo hanno trovato, ancora una volta, una mistura perfetta. “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” (Antoine Lavoisier) ed a questa legge non si sottrae, neanche, la nostra tanto amata granita siciliana!!!
In Sicilia, già nel Medioevo, esisteva la professione dei “nivaroli”, ossia uomini che d’inverno si occupavano, sia di raccogliere la neve sull’Etna, sui monti Peloritani, Iblei o Nebrodi, sia, di conservarla, tutto l’anno, nelle “neviere”, per custodirla dal calore estivo, per poi, come nel caso dei “nivaroli dell’Etna”, trasportarla sino in riva al mare nei mesi di maggiore arsura. In estate, i nobili, solitamente, compravano la neve dell’Etna, raccolta d’inverno dal “nevarolu” e, per riparare la neve dal caldo e conservarla più a lungo, la sistemavano in apposite “case neviere”, situate in zone naturali particolarmente fresche. La neve veniva grattata e condita con succo di limone e degustata nei momenti di maggiore calura. Questa preparazione, diffusa ancora fino al primo Novecento, era la cosiddetta “rattata”. Nel XVI secolo, scoprendo di poter usare la neve, mista a sale marino come espediente per refrigerare, passò così da ingrediente a refrigerante, nacque il “pozzetto”, un tino di legno con all’interno un secchiello di zinco, che poteva essere girato con una manovella. L’intercapedine veniva riempita con la miscela di sale e neve chiusa da un sacco di juta arrotolato e pressato, la miscela congelava il contenuto del pozzetto per sottrazione di calore, e il movimento rotatorio di alcune palette all’interno impediva la formazione di cristalli di ghiaccio troppo grossi. Nel corso del XX secolo, nella formula moderna della “Tradizionale Granita Siciliana”, mentre la neve è stata sostituita con l’acqua ed il miele con lo zucchero, il pozzetto manuale, raffreddato da ghiaccio (o neve) e sale grazie alla tecnologia del freddo (mantecatore), è stato invece sostituito dalla gelatiera, consentendo di produrre quell’inconfondibile impasto cremoso, privo di aria e ricco di sapore che, grazie alle sue peculiari caratteristiche, è conosciuto e vantato nel mondo con il nome di “Granita Siciliana”.
Al limone, ai gelsi, alla pesca, alle mandorle, al pistacchio, al caffè, al cioccolato…un vortice di piaceri, una varietà infinita di gusti e di sensazioni tutte radicate alla terra, all’aria, all’acqua e al sole della Sicilia!
Granita Siciliana
D’istati, quann’eru nica,
me nonna cu nu pignateddu,
s’inniìva a la putìa di Mica.
‘Sta cristiana faciva e vinniva,
‘na cosa troppu duci,
ca da la vucca nun si livava.
Mittiva intra la ghiaccera,
acqua, zùccaru e limuni,
frisca comu la nivi era.
Li dosi giusti, idda sulu li sapìa,
ogni tanticchia l’arriminava,
faticava, ma bona ci arriniscìa!
Accussì s’accuminciava la jurnata,
cu nu cicaruni di pani e granita,
ni sàziavamu e ni lìccavamu li dita!
(Anna G. Mormina)
Traduzione:
Granita Siciliana
D’estate quando ero piccola,
mia nonna, con un pentolino,
andava nel negozio di Mica.
Questa persona preparava e vendeva,
una cosa troppo bella,
che non si poteva levare dalla bocca.
Metteva dentro il ghiaccio triturato,
acqua, zucchero e limoni,
usciva fuori una cosa fresca come la neve.
Le giuste quantità li conosceva solo lei,
ogni tanto la mescolava,
dopo tanta fatica veniva fuori una cosa buonissima.
Cosi si iniziava la giornata,
con una scodella di pane e granita,
ci saziavamo e ci leccavamo le dita.
Fonti:
– www.anivarata.it (Le Origini della Granita Siciliana)
– http://www.poesieracconti.it/poesie/opera-21837 (Poesia Granita Siciliana)