«Se non ci spogliassimo diventeremmo cristiani di pasticceria, delle cose dolci bellissime ma non cristiani davvero», ha detto il pontefice nel suo discorso «a braccio» nella Sala della Spoliazione di San Francesco, al Vescovado di Assisi.
Gli esegeti del pontefice si sono subito lanciati in mille interpretazioni su cosa volesse dire e a chi si riferisse. A me quelle parole hanno fatto venire in mente un rito domenicale, la messa e poi, all’uscita, la sosta in pasticceria per acquistare le paste per il pranzo domenicale. Forse il pontefice allude all’impoverimento etico che già ha colpito la sua chiesa e le sue pecorelle non senza responsabilità di chi l’ha guidata fino ad oggi.
Concordo con Francesco, ma mi chiedo che colpe abbiano le pasticcerie. Anche noi golosi vorremmo che i cristiani fasulli – la sua preoccupazione fa presumere che c’è ne siano davvero tanti – si tenessero alla larga dalle pasticcerie. Se non piacciono a lui, quei signori, figurarsi a noi che consideriamo le pasticcerie di qualità come presidi del buono, del sano, del pulito e del giusto.
In tutti i sensi.
Godo