Le radici della propria cultura gastronomica sono imprescindibili. Nascendo in Puglia con una nonna che ha sempre lavorato in cucina e per la cucina, non si può che essere nipoti golosi, attenti e conservatori.
Ho incontrato una coppia di gemelli giovanissimi con un’esperienza simile; aspiranti cuochi, veri appassionati di una pasticceria elegante e supportati da un palato raffinato. Ci siamo confrontati.
Pronti ad affrontare la sfida della lievitazione – cottura – decorazione, si cimentano con esecuzioni laboriose come panettoni, cannoli, ciambelle americane. Ho assaggiato anche i loro Babà al rum fatti in casa, dispensati agli amici e ai loro sostenitori! Non solo torta della nonna quindi.
Proprio come alcuni chef che ho incontrato, i gemelli mi dicono che preferiscono preparare i dolci per esercitare estro e maestria.
Hanno iniziato sperimentando gli strumenti della loro cucina, per poi imparare nel laboratorio di un ristorante in Inghilterra e tornare al forno di casa.
Mi confermano l’importanza essenziale dei blog di ricette e video tutorial che dispensano consigli utili alle preparazioni e spunti per ingredienti nuovi. Ma iniziando da quelli istituzionali, ottengono delle ottime bontà, con un procedimento lungo, come questo dei babà, e grande soddisfazione!
Ecco la breve storia di Alì u’ Babà!
Ri-cucino il testo de “Il nuovo oracolo delle torte” Edizioni del Baldo 2012
“Questo dolce ebbe origine per un fortuito gesto del principe polacco Stanislao Leszczinski, un tempo re di Polonia […] che durante un momento di malumore scagliò il dolce che gli veniva servito quasi quotidianamente contro una bottiglia di rum, acquavite dolce derivata dalla canna da zucchero. Ne nacque il babà al rum, così chiamato perché dedicato al famoso Alì, personaggio de “Le mille e una notte”, una delle letture preferite del sovrano polacco. Il babà arrivò presto a Parigi e a Napoli al seguito dei ‘monsù’, i cuochi francesi che prestavano servizio alla corte dei Borboni. A Napoli assunse la caratteristica forma a fungo o cappello dei cuochi; la pasta divenne più morbida e venne eliminata l’uvetta presente nella versione di origine. Il dolce ha assunto un’importanza tale nella cultura enogastronomica napoletana da diventare anche un modo di dire: nu’ babbà definisce una persona dolce, squisita o in grado di compiere difficili imprese.”
Ad maiora
a quando la materializzazione delle immagini e la trasmissione degli aromi e dei profumi via internet?????