Alla ricerca della qualità perduta: il caffè

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La nuova rubrica di cultura del gusto di godocoldolce.it curata da  Aroma, professionista nel piacere del caffè a Bologna.

Il tempo di una tazzina_Cristina Principale

Il caffè è, senza ombra di dubbio, un prodotto quasi immancabile nella quotidianità degli Italiani. Se ne parla molto ma, curiosamente, soprattutto per lamentarsi. Prestate attenzione, e spesso sentirete frasi come: “Bere un caffè buono al bar adesso è quasi impossibile” oppure “Ho dovuto bere un caffè tremendo a casa di amici”: ma cosa c’è che non va?
Eppure il caffè ha le stesse, straordinarie potenzialità di incantare il nostro palato, alla pari di un vino, di un olio pregiato, di uno straordinario cru di cacao.
Ed ecco la parola magica: pregiato.
Pregiato è un aggettivo che raramente viene usato per il caffè, mentre per altri prodotti il discorso funziona, eccome. Nessuno si stupisce che ci siano vini che costano centinaia di euro la bottiglia, come pure pochi euro la bottiglia. La cosa viene considerata normale, ovvero la proposta di un prodotto che, a seconda delle caratteristiche di pregio, appartiene a fasce di prezzo anche molto diverse.
Il caffè, invece, sembra debba essere prevalentemente a basso costo.
Quello che è chiaro a tutti, è che un vino di costo troppo basso non è mai un vino pregiato. Chi si presenterebbe a casa di amici con bel vino modello OFFERTISSIMA 4 x 2? Nessuno, potendo scegliere, vorrebbe sulla sua tavola un vino che non costa quasi niente, avrebbe (giustamente) paura che il prodotto fosse tutto tranne che vino. E il caffè allora? Beh, quello non costa mai abbastanza poco da scoraggiarne l’acquisto.
Il motivo va ricercato nel fatto che si è persa l’abitudine di fare due passi in più per acquistarlo fresco, sfuso, fragrante di tostatura. Il caffè è entrato nei generi della grande distribuzione, nella quale esiste una politica del ribasso a tutti i costi (i costi li pagano il nostro palato e il nostro stomaco…). Oltre a tutto ciò, (qui occorre un piccolo mea culpa) noi italiani abbiamo la mania di correre sempre, di non darci mai il tempo di gustare la nostra tazzina e abbiamo la pessima abitudine di trangugiarla come fosse un medicinale necessario. Altra considerazione: troppo spesso beviamo di tutto e non sappiamo essere esigenti come dovremmo nei confronti di chi il caffè lo vende o lo serve. Berreste un vino che sa di tappo? No, certamente, chiedereste un vino integro. E un caffè mediocre? Quello spesso sì, magari aggiungendo latte, una ulteriore bustina di zucchero e ricorrendo alla gomma da masticare per cercare di azzerarne il cattivo retrogusto. Ma perché?
Pensate ad una frase comune: “Ho bisogno subito di un caffè che mi svegli!” – che, tradotto in enoteca, suonerebbe come “Mi dia il primo vino che ha sotto mano, non importa se di qualità o no purché mi ubriachi!” Il paradosso fa ridere, ma dovrebbe far riflettere.
Per avere il caffè buono bisogna cercarlo dai professionisti che hanno fatto una scelta di qualità e di competenza, dove si possono avere tutte quelle informazioni utili a imparare a conoscere il prodotto. Quando lo si acquista, in grani o macinato, bisogna leggere l’etichetta, chiedere la composizione delle miscele e la provenienza delle varietà; soffermarsi a degustarlo e imparare a pretendere sempre un prodotto di qualità.
Siatene certi: se anche per questa splendida e fragrante bevanda, tutti noi sapremo diventare esigenti, come lo siamo diventati in fatto di vini, olii, formaggi e tanti altri prodotti di qualità, – per i quali siamo disposti a spendere un poco di più a patto di essere premiati dal gusto e dalla qualità – allora, finalmente, avremo caffè di qualità migliore, in grado di regalarci una piccola emozione di gusto e di farci iniziare la giornata trattandoci bene e non con l’amaro in bocca…e anche con la sola vecchia cara moka…ma questo lo vedremo la prossima volta.

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  1. “Chi si presenterebbe a casa di amici con bel vino modello OFFERTISSIMA 4 x 2? Nessuno, potendo scegliere, vorrebbe sulla sua tavola un vino che non costa quasi niente, avrebbe (giustamente) paura che il prodotto fosse tutto tranne che vino. E il caffè allora? Beh, quello non costa mai abbastanza poco da scoraggiarne l’acquisto.”

    Grazie Cristina, noi qui a Godocoldolce vogliamo promuovere esattamente questo: una cultura critica del buono e del ben fatto, in tutti i campi. Solo così questo paese può riprendersi, anche passando dal fare tutte le cose a regola d’arte, che si tratti di caffè o di treni.

  2. Altamente condivisibile quanto scritto nell’articolo, veramente godibile allorquando efficacemente suggerisce l’abominio del”l’amaro in bocca” e la ricerca della “qualità” nelle cose e… nelle persone.
    Gran bel suggerimento, poi, quello nel commento di Godo (“Solo così questo paese può riprendersi, anche passando dal fare tutte le cose a regola d’arte, che si tratti di caffè o di treni.”); può essere l’ispirazione per ciascuno di un nuovo modo di interpretare il quotidiano, di rifuggire dal banale e dalle banalità, utilmente partecipando ad un grande imprenscindibile gioco di squadra.Bene.Molto bene. GRAZIE

  3. Bene! E’ vero. Il punto è che, per il vino, dopo la batosta dello scandalo METANOLO, i produttori hanno iniziato a lavorare sulla qualità educando i distributori e sopratutto i consumatori, pena la chiusura delle cantine. Nel mondo del caffè questo non è ancora avvenuto e la cultura del “…tanto sono tutti uguali” prevale di gran lunga! Grazie…iniziamo a smuovere le acque…anzi gli espressi!
    @riplaccado

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